DIS-VELAMENTI
Maura Banfo, Paolo
Leonardo, Paolo Maggis, Ada Mascolo, Francesco Sena
Organizzazione: Reoasi
Torino Accommodations
Mostra a cura di: Lino
Agrosi, Luisa Cicero, Daniela Ronchi della Rocca
Testi: Daniela Ronchi della
Rocca
Traduzioni: Simona
Frassineti
Location: Santa Giulia Art
&Wine Residence - Via Santa Giulia, 41 10124 - TORINO
Apertura: dal 30 maggio al
24 settembre 2012
Vernissage: 30 maggio 2012
ore 19.00 – 22.00
Orari: tutti i giorni dalle
9.00 – 18.00. La domenica e i festivi su appuntamento
Ingresso: gratuito
Ufficio stampa: Luisa
Cicero, Nicoletta Pecile +39 339 7496818 tobeprstudio@gmail.com
Informazioni e contatti:
Roxana Suharu tel.+39. 388 436 7000 | comunicazione@reositorinoaccommodations.com;
Il
Santa Giulia Art&Wine Residence di Torino è lieto di presentare mercoledì 30
Maggio2012 alle ore 19.00 la mostra collettiva dal titolo “DIS-VELAMENTI”, un
insieme di opere attraverso le quali cinque artisti di accreditato valore si
concentrano sul tema dell’identità, che viene,come il titolo stesso suggerisce,
“s-velata”.
Il
Santa Giulia Art&Wine Residence, già in passato sostenitore e
co-protagonista di eventi artistici di rilievo, desidera attraverso questa
mostra, riaffermarsi come punto di riferimento alternativo alle più
tradizionali gallerie d’arte e distinguersi come struttura di accoglienza che
dimostra, oltre ad una ospitalità originale e professionale, anche una spiccata
sensibilità e gusto nell’ambito artistico e culturale.
Maura
Banfo, Paolo Leonardo, Paolo Maggis, Ada Mascolo e Francesco Sena. I cinque
artisti, tutti esponenti di un panorama che abbraccia varie forme di
espressione contemporanea, interpretano attraverso la pittura, la fotografia e
la scultura il complesso tema dell’identità, proprio iniziando da quella che
sarà la cornice dell’ evento, il Santa Giulia Art & Wine Residence.
Partendo
dal concetto dei “non-luoghi” di Marc Augè, infatti, si vuole riflettere sulla
possibilità di riadattare un’identità definita dal suo scopo (per esempio
l’ospitalità di un Residence) ad un’altra funzionalità (il contenitore di una
mostra), mantenendo inalterate le caratteristiche che lo rendono tale e
riconoscibile. L’obiettivo, secondo i curatori dell’esposizione, è quello di
riflettere sul concetto di identità come un insieme denotativo e connotativo
ottenuto per sottrazione e dunques-velato.Il tema dell’identità assume in
questo contesto una particolare sfida di “soluzione “, dal momento in cui si
rapporta ad una realtà, quella del residence che, in quanto luogo di passaggio,
modifica o mette in discussione gli originari punti di riferimento che
consentono a tutti noi di riconoscersi e di essere riconosciuti.
Nell’esposizione, le figure altere e dolenti di Francesco Sena, quasi spettrali
ed evanescenti se non fosse per quell’anima materica che contengono,
accompagnano le opere di Paolo Leonardo, che invece preferisce le figure
femminili, la cui bellezza viene “strappata” alla realtà dei manifesti urbani e
riconsegnata al pubblico in forma di misteriosa ed eterna celebrazione. Seguono
gli acquerelli di Ada Mascolo, la quale, attraverso un lirismo leggero e
spensierato, gioca con maschere di fantasia, negativi di volti non
perfettamente identificabili e che coinvolgono lo spettatore nell’interpretazione
dell’immagine sfumata. Si prosegue con Paolo Maggis, i cui soggetti vengono
rubati allo scorrere della vita reale e immortalati da strati di pastosa
materia pittorica, per arrivare agli scatti fotografici di Maura Banfo,
mediante i quali l’artista indaga con pudore di analisi contesti che parlano
dell’identità attraverso oggetti del quotidiano, simbolo di una particolare
condizione esistenziale.
La
mostra, visitabile fino al 24 Settembre 2012, sarà inoltre utilizzata come speciale
cornice di eventi collaterali, che forniranno al pubblico un’ulteriore
possibilità per apprezzare sia le opere esposte, sia il clima di vivace e
stimolante accoglienza che caratterizza il Santa Giulia Art & Wine
Residence.
Testo di presentazione della mostra collettiva DIS-VELAMENTI
a cura di Daniela Ronchi della Rocca
L’idea di questa inconsueta manifestazione nasce da una chiacchierata
tra amici. Avendo esaurito il gossip (non c’è più la “Torino da bere”, e quindi
poche feste, poco presenzialismo, poche le occasioni per criticare le
mises , i ritocchi facciali o le new entries nelle coppie) parlavamo di cose
serie, come il paradosso dei non-luoghi di Marc Augé, il più famoso antropologo
vivente, o almeno quello che al momento “va di più”(solo in Francia i filosofi,
gli psicanalisti e gli antropologi diventano di moda e poi passano di moda,
come il rosso Valentino).
Secondo Marc Augé, i non-luoghi, che sono per definizione
del tutto anonimi, e quindi dovrebbero comunicare una sensazione di
spaesamento, vengono sovrainvestiti di senso e assumono perciò, tramite la loro
funzionalità immediatamente percepibile e condivisibile, una precisa identità
che consente allo spazio di divenire familiare, non straniante ma anzi
vivibilissimo. Ci troviamo perfettamente a nostro agio nell’aeroporto di
Orlando in Florida come in quello di Tallin in Estonia, anche se essi sono
diversissimi sia per architettura che per dimensioni. Ma sono aeroporti, e noi
sappiamo come muoverci. E questo avviene per gli enormi DepartementStores della
Fifth Avenue a N.Y. come per il minimarket sotto casa.
Ed è nata l’idea di una sfida: prendiamo un luogo che ha una sua
precisa identità, un Residence (un iper-luogo, potrebbe dire Marc Augé, perché
anche se esso è definito dalla sua funzionalità, è diverso da tutti gli altri:
appartamenti modernissimi in un palazzo del XIX secolo, la Mole
Antonelliana e il Po a due passi, alcune stanze mansardate, il gazebo nella
corte) - e usiamolo per uno scopo diverso da quello per cui è stato
costruito e pensato, per un’esposizione artistica. Vediamo quanto conta il
contesto, se è la cornice che fa il quadro. Quale parte ha il ruolo, lo scopo,
nell’identità? E quale cambiamento la decontestualizzazione produce nella
percezione del significato di quel che osserviamo?
Per sottolineare il concetto si è deciso di invitare gli artisti
a presentare opere che rimandino al problema dell’identità. Quadri, sculture,
fotografie: in tutti i diversi lavori esposti, pur nella differenza del mezzo
espressivo e della cifra stilistica, l’identità è sottesa, allusa, nascosta,
segreta, mascherata, negata. L’identità forse si definisce solo per
sottrazione, è quel che rimane al di là dei cambiamenti che l’esistenza ci
impone, è quel che resta quando la vita ci spoglia del ruolo, del potere,
dell’immagine più o meno coerente che gli altri ci rimandano di noi. L’identità
è il “noumeno” l’essenza più autentica e profonda del nostro essere, di cui
spesso neppure noi siamo pienamente consapevoli, eppure solo in essa ci
riconosciamo. Può essere un sogno, una fede, un vizio, una follia, un
travestimento (come per una Drag Queen) se solo in esso uno/a si percepisce
come se stesso/a.
Perché l’identità è verità, ma è verità individuale, e può
essere anche autoinganno.
Solo l’opera d’arte, quindi, con le mille sfaccettature dei suoi
significati e delle sue possibili letture, può dare una risposta a questa
domanda. Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo? Il Paradiso ritrovato di
Gauguin è una delle possibili risposte.
E adesso guardiamoci intorno: anche qui s’incrociano infinite
identità. Chi sono gli ospiti di un Residence? Trasformano il loro passaggio in
un abitare, hanno le chiavi del portone. Si ritagliano un pezzo di vita dentro
a uno spazio riparato e accogliente come una casa, ma poi vanno via, come si va
via da un albergo. Frammenti di esistenza in cui ci si può inventare un’altra
individualità. Ogni volto è un mistero.
Guardiamo le opere degli artisti, immergiamoci nell’atmosfera
inquietante e allusiva dei segni. E poi chiediamoci se questo è ancora un
Residence o se si trasformerà in Galleria d’Arte, in teatro, in locale
multimediale… Questa è la sfida, l’esperimento, il gioco: la
decontestualizzazione.
Io credo che la semantica si imporrà sulla semiotica, il
contenuto uscirà dalla cornice.
Ma questo potremo confermarlo solo dopo.
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