Dario Brevi "Caffe' forte" 1984 100 x 120
acrilici, smalti e gomma su truciolare.
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Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario
Brevi, Gianni Cella, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano
Palmieri, Plumcake, Umberto Postal
mostra promossa da Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
a cura di Renato
Barilli
Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, Milano
dal 20 giugno al 9 settembre 2012
orari: 10-19.30 (martedì e giovedì fino alle 22)
chiuso il lunedì
ingresso libero
catalogo edito da Silvia Editrice
inaugurazione martedì 19 giugno ore 18.30 (vernice
stampa ore
11.30)
Si tiene a
Milano dal 20 giugno 2012, presso lo Spazio
Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, la mostra: “Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città”, promossa dalla Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
e curata da Renato Barilli.
Il gruppo
del Nuovo Futurismo è stato
fondato, tra la fine del 1983 e l’84, da Luciano Inga-Pin che, nella
gestione della Galleria milanese Il Diagramma, ha svolto una intensa attività
di talent scout indirizzata su
vari fronti. A costituire il Nuovo Futurismo, questo intraprendente critico e
gallerista, scomparso di recente, ha cooptato successivamente vari artisti,
fino a un numero massimo di dieci unità, divenute undici dopo la scissione del
terzetto che si era detto dei Plumcake,
un appellativo mantenuto da Romolo
Pallotta e Claudio Ragni, mentre
il terzo, Gianni Cella, ora si
presenta a titolo personale, come del resto gli altri colleghi presenti in mostra:
Gianantonio Abate, Clara Bonfiglio, Dario Brevi, Andrea Crosa, Marco
Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri e Umberto Postal,
scomparso di recente, cui la mostra è dedicata. Un altro
membro del gruppo nella sua formazione originaria, Innocente, si è separato
dai colleghi indirizzandosi verso altri percorsi.
La denominazione di Nuovi Futuristi non è per nulla casuale,
ma sta a indicare una profonda eredità che gli undici traggono proprio dal
Futurismo storico e, in particolare, dall’ala rappresentata da Balla e Depero,
assai diversa da quella rappresentata da Boccioni.
Tratto
centrale di questa diramazione è di concepire un’arte che esalti l’urbanesimo,
nel suo edonismo compiaciuto e fastoso, così bene manifestato dalla pubblicità,
dai fumetti, da tutti gli incanti dei mass media. Per inseguire questa grande
festa mobile bisogna distaccarsi dai confini tradizionali della pittura,
elaborare immagini che se ne stiano tra le due e le tre dimensioni, talvolta
adattandosi alle pareti, talaltra animando lo spazio con stele e monumenti, il
tutto redatto utilizzando i nuovi materiali del progresso tecnologico - i
poliesteri, i perspex, le resine sintetiche - che hanno il dono di essere
leggeri e di prestarsi a un cromatismo acceso e brillante. Su questa strada i
nostri artisti si accostano agli esiti di taluni dei più rinomati protagonisti
del panorama internazionale, dallo statunitense Jeff Koons al giapponese
Takashi Murakami.
Alla
mostra di Spazio Oberdan, la derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri
fondatori viene illustrata attraverso la presentazione di alcune opere proprio
di Giacomo Balla e Fortunato Depero,
cofirmatari del “Manifesto della
ricostruzione futurista dell’universo”, permettendo in tal modo di
stabilire un confronto puntuale tra le opere dei padri e i risultati di
questi efficaci nipoti. Risulta così come ne abbiano raccolto tutti gli
stimoli, non solo e non tanto nel concepire opere a sé stanti, ma anche e
soprattutto progetti di carattere ambientale, proposte per arredi, mobili,
stoffe, suggerimenti tipografici e pubblicitari.
Naturalmente,
i Nuovi Futuristi non sono i soli ad aver ricavato una precisa eredità da Balla
e Depero, la discendenza è valida anche nel caso di altri protagonisti,
particolarmente affermati nell’ambito dell’architettura e delle arti applicate,
quali Ettore Sottsass Jr. e Alessandro Mendini, e
dunque anche opere significative di questi autori entrano nel panorama offerto
dalla mostra. A questo modo sarà come rilanciare la principale proposta
formulata e organizzata proprio da Depero, una “Casa del Mago” riveduta
e corretta secondo i parametri richiesti dai nostri tempi. I Nuovi Futuristi
rendono tangibile questa idea esponendo sia opere significative delle loro
origini, sia soprattutto gli svolgimenti più recenti, insistendo particolarmente
su realizzazioni che entrino in questo grande circuito delle arti applicate e
dell’arredo urbano. Le varie sollecitazioni che ne usciranno potrebbero pure
confluire negli avanzatissimi traguardi verso cui Milano si sta protendendo per
realizzare il grande evento dell’Expo 2015.
La
derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori ha avuto un
riconoscimento ufficiale in quanto hanno esposto nei mesi scorsi proprio alla
Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto,
nucleo iniziale da cui è partita la grande impresa del MART/Museo d’Arte
Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.
"Distruggere
per (ri)creare, demolire per ricostruire. Il gergo futurista, lapidario e
diretto, non lascia molto all’immaginazione. E’ questa l’eredità che i Nuovi
Futuristi hanno scelto di accogliere e far loro, senza distruggere ciò che i
loro predecessori hanno tramandato, ma usando invece questo slancio
rivoluzionario come trampolino di lancio per l’elaborazione di un linguaggio
nuovo e moderno" - spiega il Vice Presidente e Assessore alla
Cultura della Provincia di Milano - Porre attenzione al Futurismo significa
ricordare un’epoca, quella risalente agli inizi del Novecento, che ha visto
l’Italia riaffermare, anche grazie a questo importante movimento culturale e
non solo artistico, uno dei primati che l’hanno storicamente contraddistinta
nei secoli: il primato della Cultura e delle Idee. Il Futurismo, pertanto, ci
rimanda direttamente al cuore dell’Identità e della Tradizione italiana".
Nel
catalogo Silvia Editrice sono riportate a colori tutte le opere in mostra con
testi di Inga-Pin e Barilli e biobibliografie degli artisti.
Informazioni
al pubblico:
Spazio
Oberdan, tel. 02 7740.6302/6381; www.provincia.milano.it/cultura
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