Sabato 30 aprile 2016 ore 17:30
Palacultura Antonello
Via Boccetta 373, Messina
Introduce Eliana Camaioni (scrittrice)
Conversano con l'autore
Guglielmo Pispisa (giornalista)
Elisabetta Reale (giornalista)
Con la collaborazione di Retronouveau
Little Olive... Un'intro.
A cura di Graziano Delorda.
Se da ragazzo avessi potuto scegliere un campo delle Arti nel quale eccellere, avrei detto:
1 – il
musicista;
2 – il
disegnatore di fumetti;
3 – lo
scrittore.
Little Olive prende slancio definitivo nel settembre
del 2011 proprio da questa mia prima aspettativa (disattesa). E dire che negli
anni di liceo avevo anche iniziato a strimpellare la chitarra, comporre
canzoni, fondare gruppi rock, disegnare le copertine dei demo, provare il male
di vivere e il ripresentarsi della vodka al melone, strascicando gli anfibi in
pieno agosto per tutta Messina (gran male di vivere quello). Ok, stringo. Sin
dai primi anni ’90 esisteva in città una band dedita al sound psichedelico dei
sixties, al garage rock e a tutto ciò che suonasse poco usuale per quei tempi
d’invasione alternative grunge. I componenti del gruppo incutevano un certo
timore reverenziale nel giro delle sale musicali e soprattutto dei concerti marchiati
Sinistra Giovanile. Di qualche anno più grandi di me e dei miei consoci dalle
camicione a quadri, se ne andavano in orbita con capelli a caschetto e chelsea boots nemmeno fossimo nella
Carnaby Street del ‘67, sfoggiando un set di strumenti originali d’epoca che
solo adesso posso apprezzare a dovere. Ogni volta che assistevo a un loro
concerto o incrociavo il loro passo, la sensazione era un mix di preoccupazione,
invidia, voglia di emulazione. Il nome della band è The Out Key Hole. Memorizzato?
Bene, torniamo al presente.
Alla fine
dell’estate del 2011 entro nuovamente in contatto con uno dei componenti di The
Out Key Hole, scambiamo quattro chiacchiere in riva allo Stretto, qualche sorso
e i tipici “ti ricordi di quella volta…”. Prima di salutarci, mi regala una
copia del loro album, Dreams in waking
state, dato alle stampe proprio nella primavera di quel 2011. Ricordo di
aver chiosato con un “però, lunga gestazione!”, strappando al batterista
un’ultima rivelazione: “ah… tra due settimane ci esibiremo a Londra”. Quegli
sballati degli Out Key Hole suoneranno nella “loro” Londra? Dannazione, mi son
perso qualcosa in questi ultimi vent’anni! L’occasione della vita o si
cacceranno in qualche casino?
Deng!!!
Da mesi cercavo
una storia che m’interessasse raccontare, uno spunto da cui partire, sviluppare,
snaturare a mio piacimento, con un unico obiettivo: divertirmi scrivendo in
barba a mode e best sellers del momento. Iniziai così a studiare, prendere
appunti, interpellare i ragazzi della band, piantare erba, comprare un album a
settimana, rigorosamente ante anni ’70, finendo con il volare un paio di volte nella
capitale inglese per affinare il materiale necessario a ciò che avrei presto scritto.
Alla fine, infatti, dopo una frequentazione assidua che adesso si è ormai
cementata in una fraterna amicizia, trovai la mia storia. Fu abbastanza facile,
poiché il viaggio indietro nel tempo si rivelò ricco di spunti e aneddoti che sembravano
esser messi lì solo per essere utilizzati. Divenni il loro ospite fisso in sala
prove, buttando giù parole su parole mentre i ragazzi provavano, registravano,
straparlavano, incuriositi da questa nuova presenza intorno. Nel mentre mandai
a farsi benedire ben due agenti: “sei sulla strada sbagliata Delorda!”.
Fu un
biennio molto intenso, i concerti si susseguirono a gran ritmo così come le
pagine del romanzo, mancava però l’abbozzo di un titolo. Per la serie nemo profeta in patria, The Out Key Hole
da sempre hanno avuto un ampio seguito fuori dall’Italia, apprezzati da molti
vecchi guru del movimento garage e psichedelico di metà anni ’60. Entrai così
in contatto anche con questi signori per nulla domiti, alcuni di loro ancora in
tour per il mondo, capelli bianchi e occhietti liquidi a supporto. Mr James
Lowe, il leader di una delle formazioni più importanti della cultura musicale
underground di quegli anni, The Electric Prunes, amico e fan dei Key Hole, si
rivelò fin da subito una fonte impagabile di aneddoti e retroscena. Tra una
chattata e l’altra, finii con il chiedergli se avessi potuto utilizzare un
pezzo dei suoi Electric Prunes. Non solo fu molto contento della richiesta, ma
mi spiegò nei dettagli anche la genesi della canzone Little Olive, che presto divenne il titolo definitivo.
Quando
arrivò il momento di chiudere il romanzo, dopo averlo dato in lettura alla band
per recepire le loro severe annotazioni (altro che Lincei!), arrivò voce che Mr
James Lowe si sarebbe esibito l’estate del 2013 in città. Sarebbe stata una
data unica in Italia, James Lowe and The Out Key Hole live in Messina. Furono
proprio i ragazzi della band a organizzare l’evento, prenotare il volo dalla
California e ospitare il buon James in riva allo Stretto.
Stava
davvero accadendo tutto ciò?
Avevo
scritto di un pub che si chiamava The Out Key Hole, intitolato il romanzo
Little Olive, e adesso mi portavo a spasso per Messina, sulla mia moto, proprio
Mr James Lowe, curatore di uno dei pezzi principali della colonna sonora di
Easy Rider!
Per
chiudere il cerchio, misi anche voce (anzi urla) in uno dei due pezzi del 45
giri rigorosamente in vinile degli Out Key Hole, da me prodotto nella primavera
del 2014. Adesso, da questa storia, dovrei tirarci via anche una graphic novel strampalata,
così tutte le mie aspettative si potrebbero finalmente ritenere più che soddisfatte,
ma non ho mai saputo tenere una matita in mano.
LITTLE OLIVE: vai con la prima > http://grazianodelorda.altervista.org/category/little-olive-romanzo-2016/
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