Tetto buio che fa paura.
Il guardiano non parla.
Il gatto muove le membra stanche dalla caccia verso il cielo blu tempesta, la terra è arsa e nera come l’inchiostro dello scrivano cieco di un’abbazia.
La spiaggia nasconde le piccole anime della terra, che in silenzio nascono e si muovono sotto un mantello dorato bisbigliando tra loro, come le vecchiette in abito da lutto di un paese lontano.
Lo scoglio tenta invano di farsi notare dal mare, di discutere, di scambiare qualche opinione, di ricevere un’onda…una carezza. Niente.
Eppure si conoscono da millenni, ma il loro è un rapporto strano, il mare compagno e carnefice, il mare che da sempre gli è vicino e lo corrode, piano, millimetro dopo millimetro, una tortura inevitabile…per entrambi.
Non è una scelta, solo il destino.
Il guardiano giace sul punto più alto di questo mondo di sogno, anche lui solo, anche lui parte divisa di quel dipinto. La sua torre illuminata è la casa da dove tutto è visibile, il suo lavoro è la sua vita…guardare il mare, sempre. Fuma, mangia, cammina, piange e sorride, legge e vive altri mondi, ma tutto il suo mondo è li, imprigionato. Non può andare via, non è possibile, qualcosa di magico accade in quel cilindro di cemento… qualcosa di magico sta accadendo dentro di lui.
Non è una scelta, solo il destino.
[ G. M. ]
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